"Estão desta vez três elementos do Teatro de Giz (com grande pena dos restantes que não têm agora disponibilidade para ir...). O César, a Isabel e o Rui irão juntar-se no dia 12 de Julho aos restantes participantes no Festival Arlecchino Domani."
un laboratorio internazionale di commedia dell’arte
I Edizione
seminari, incontri, dimostrazioni di lavoro dal 7 al 18 luglio 2008
L’attore del mondo globale si muove come lui alla ricerca di un nuovo pubblico di stranieri: stranieri alla propria cultura nazionale, ma anche ai vecchi canoni della prosa. Siamo di nuovo tutti nella condizione di essere “les italiens”, alla ricerca di forme efficaci per raccontare le storie che accomunano tutte le culture. Quelle storie necessarie, da cui emergono da tempi immemori i caratteri archetipi della società: i servi ed i padroni, gli innamorati e gli intellettuali, i furbi e gli arroganti, i deboli e gli sciocchi. La maschera, potente elemento primario del teatro, diventa così più potente in un momento in cui il mondo simultaneo in cui viviamo richiede l’uso di forme espressive che non possono più confidare nel consueto uso delle lingue nazionali. Lei che rappresenta quanto di più tradizionale ci sia nella valigia dell’attore può tornare ad essere un elemento di innovazione del linguaggio.
Ci guardiamo indietro e proviamo tenerezza se pensiamo ai buffoni rinascimentali che riuscivano con le loro smorfie ed insolenze a galvanizzare piazze e corti. Pensiamo ai comici impegnati per le strade nel “travestimento popolare” della commedia erudita in voga nelle corti e da quello sberleffo immaginiamo nascere uno spettacolo popolare irresistibile.
E poi saltando i secoli, continuando sul filo di un ricordo più vicino a noi, proviamo amore e riconoscenza per l’Arlecchino di Strehler che litiga tuttora con il suo budino davanti alle platee di mezzo mondo. Ricordiamo immediatamente l’altro grande nostro Arlecchino, Dario Fo, insignito niente meno che del Nobel. E torna a mente ancora l’intelligenza divertita e critica dell’Arlecchino della Mnouchkine che, emigrato algerino nel porto di Marsiglia, dormiva a testa in giù sull’unica mattonella libera nel dormitorio pubblico affollato. E poi l’Arlecchino di Polivka che dandosi ordini da solo diceva tronfio “I am the boss of myself!”. E poi l’Arlecchino nero delle Albe, l’Arlecchino di Leo…abbiamo visto e amato tante altre volte le nostre care maschere. Ci hanno sempre parlato dell’essenza del Teatro.
Ma domani Arlecchino ci sarà? Chi sarà? Cosa sta oggi a quel budino e a quella mattonella? Quali nuove storie racconteranno i canovacci del mondo digitale, cibernetico, globale? Quali nuovi tipi scenici richiede il nuovo pubblico, così smaliziato? Le strutture della Commedia sono tramontate o sono ancora capaci di interpretare la contemporaneità?
Per rispondere a queste domande tanti maestri ed allievi tornano ad incontrarsi e a montare ancora una volta il palchetto di Commedia. Negli spazi e nel parco della scuola si alterneranno seminari, incontri teorici, lezioni-spettacolo esemplificative delle tante vie che Arlecchino ha percorso cambiando ogni volta la sua pelle ed i suoi sensi.
“Nato nelle valli bergamasche, professione servo, residente a Venezia”: questo direbbe il suo passaporto di comico dell’arte. Così maestri ed allievi percorrono le sue cinque strade: la via di Milano (la via maestra del Piccolo Teatro), la via di Parigi (la via di Lecoq e del Theatre du Soleil), la via di Napoli (con le innumerevoli metamorfosi di Arlecchino/Pulcinella), la via di Venezia (la più cospicua, grazie all’attenzione della Fondazione di Venezia) che testimonierà la ricchezza storica di saperi sulla maschera propri della scena lagunare. La quinta via sarà la più complessa: è la via del Mediterraneo e contiene tutte le altre rotte e gli altri suoi “naufragi”nel tempo e nello spazio.
Questo laboratorio costituisce un’ulteriore tappa del viaggio di Arlecchino attraverso il mondo e si concluderà in una grande festa in cui maestri ed allievi si cimenteranno sul tema del futuro: ARLECCHINO nel mondo di DOMANI. Una serata che permetterà agli spettatori milanesi di riappropriarsi di quel senso di appartenenza, di verità e di gioia che è proprio del mondo delle maschere.
Maurizio Schmidt
Direttore della Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano
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